Prima di trattare nello specifico il tema canino, darò una definizione di Fobia sociale nella specie Umana
La fobia sociale è classificata, nei manuali diagnostici, tra i disturbi d’ansia.
La caratteristica principale di questo disturbo è data dalla paura di trovarsi in situazioni sociali o di essere osservati mentre si sta facendo qualcosa, come ad esempio parlare in pubblico o, più semplicemente, parlare con una persona.
Nelle situazioni sociali temute, gli individui con fobia sociale sono preoccupati di rimanere o apparire imbarazzati, e soprattutto sono timorosi che gli altri li giudichino ansiosi, deboli, “pazzi”, o stupidi.
Possono, quindi, temere di parlare in pubblico per la preoccupazione di dimenticare improvvisamente quello che devono dire o per la paura che gli altri notino il tremore delle mani o della voce, oppure possono provare ansia estrema quando conversano con gli altri per la paura di apparire poco chiari. Possono evitare di mangiare, bere o scrivere in pubblico per timore di rimanere imbarazzati dal fatto che gli altri possano vedere le loro mani tremare.
Ovviamente queste persone cercano in tutti i modi evitare tali situazioni o, se vi sono costrette, sopportano tali situazioni con un carico di disagio molto elevato. I sintomi ansiosi maggiormente percepiti sono:
- palpitazioni (79%)
- tremori (75%)
- sudori (74%) nel cane dai polpastrelli
- tensione muscolare (64%)
- nausea (63%)
- secchezza delle fauci (61%)
- vampate di calore (57%), nel cane ansimo
- arrossamenti (51%)
- mal di testa (46%)
Un’altra caratteristica tipica di questo disturbo è una marcata ansia che precede le situazioni temute e che prende il nome di ansia anticipatoria. Così, già prima di affrontare una situazione sociale (per esempio andare ad una festa o andare ad una riunione di lavoro), le persone cominciano a preoccuparsi per tale evento.
Può instaurarsi così un circolo vizioso: l’ansia anticipatoria determina un atteggiamento cognitivo timoroso e sintomi ansiosi riguardanti le situazioni temute, il che può portare ad una prestazione realmente scadente o percepita come tale, nelle situazioni temute, cosa che, a sua volta, determina imbarazzo ed aumento dell’ansia anticipatoria per le situazioni temute, instaurando così un circolo vizioso che sia auto-alimenta.
Come spesso accade nei disturbi fobici, le persone che provano tale disturbo riconoscono, quando sono lontane dalle situazioni temute, che le loro paure solo assolutamente irragionevoli, eccessive e sciocche, arrivando così a colpevolizzarsi ulteriormente per le loro condotte evitanti.
Va considerato che solo da poco tempo è stata data attenzione a questo tipo di disturbo. Le ragioni possono essere diverse, come, ad esempio, il fatto che queste persone non cerchino un trattamento e, spesso, adattino la loro vita al disturbo, oppure il fatto che l’ansia in situazioni pubbliche, per esempio esporre una relazione, sia normalmente presente in tutte le persone e quindi sia considerato normale avere ansia in certe situazioni. La differenza, però, risiede nel fatto che le persone che soffrono di fobia sociale non riescono a calmarsi durante l’esposizione alla situazione fobica, mantenendo un livello ansioso sempre molto elevato.
La percentuale di persone che soffrono di tale disturbo è abbastanza vario, ma decisamente elevato nella popolazione generale: in diversi studi tale percentuale varia dal 3% al 5% della popolazione generale.
Tale disturbo sembra esordire normalmente in età adolescenziale o nella prima età adulta.
Solitamente si distinguono due tipi di Fobia Sociale:
- semplice, quando la persona teme solo una o poche tipologie di situazioni (per esempio è incapace di parlare in pubblico, ma non ha problemi in altre situazioni sociali come partecipare ad una festa o parlare con uno sconosciuto);
- generalizzata, quando invece la persona teme pressoché tutte le situazioni sociali. Nelle forme più gravi, si tende a preferire la diagnosi diDisturbo Evitante di Personalità.
Ora dopo avere fatto questo “escursus” dotto, mi sovviene fare delle osservazioni.
Innanzitutto le parti evidenziate in grassetto sono quelle che nella mia esperienza diretta ( non di medico veterinario ) ma di Animale Sapiens cresciuto e vivente in mezzo a soggetti appartenenti alla specia Canis, ritengo accomunabili alle due specie proprio perché osservate.
Posso parlare di fobia anche nei cani o di STATO ANSIOSO di intensità variabile a seconda dello stimolo e della sensibilità del soggetto prodromi questi che si verificano dall’osservazione pregressa ( nel caso ci sia stata la fortunata possibilità ) del rapporto del soggetto canino con la madre e con le esperienze sociali durante il periodo sensibile della sua infanzia.
Quindi dalle mie parole si evince che preferisco trattare l’argomento sulla base della osservazione di quello che chiamo in modo più consono a mio avviso “stato ansioso parossistico specifico” ; ovviamente la specificità e data dalla presenza di uno o più stimoli sociali ansiogeni coma ad esempio estranei canini o umani.
Di seguito riporto ciò che dice una veterinaria a proposito dell’argomento in seguito a domanda : “come mi devo comportare, col mio cane che presenta i sintomi sopra elencati?“
In stampatello maiuscolo aggiungerò le mie note
Risponde la Dott.ssa Degl’Innocenti
Queste storie mi spiacciono sempre molto, perchè avere un cane dovrebbe essere prima di tutto un piacere, mentre vedere la paura nei suoi occhi ci provoca dispiacere ed ansia.(PER ME QUESTI NOSTRI STATI EMOTIVI SONO PERCEPITI DAL CANE E DIVENTANO PER LUI STATI ANTICIPATORI DELL’ATTACCO ANSIOSO)
Ma non bisogna mai demoralizzarsi, qualcosa si può sempre fare….al massimo amare il nostro amico per ciò che è…..anche perchè, proprio come accadde per la nostra specie, quegli umani che in qualche modo la vita mette di fronte ad insicurezze e paure, sono proprio quelli che hanno maggiore bisogno di essere amati.
Sarà difficile che il cane in questione diventi un cuor di leone, ma magari il padrone e gli altri membri della famiglia potrebbero mettere in atto delle strategie per far fronte alle ansie del nostro amico, per cercare di sostenerlo.
Dal racconto si evince abbastanza chiaramente che il cane ha sviluppato quello che in psicologia si chiama “fobia sociale”,( PER ME stato ansioso parossistico specifico ) che per i cani può essere rivolta verso i cospecifici (sono cani che hanno paura degli altri cani o animali in generale, divenendo fin anche molto aggressivi) o verso gli umani…
Il perchè ciò sia avvenuto è difficile da stabilire,ma si possono fare sostanzialmente due ipotesi: una scarsa o tardiva socializzazione del cucciolo da parte dell’allevatore o lo sviluppo di un attaccamento insicuro tra il cucciolo e la madre. ( PER ME QUELLO CHE IO CHIAMO STATO PRODROMICO )
Potrebbe darsi quindi che da piccolo il cucciolo abbia avuto poco a che fare con gli umani (fin da piccolissimi i cuccioli vanno abituati alla presenza dell’uomo, si raccomanda quindi agli allevatori di parlare e maneggiare i cuccioli fin da quando hanno pochissimi giorni, sempre in presenza della madre e mentre stanno portando avanti attività gratificanti come la suzione.
Così impareranno pian piano ad abituarsi all’uomo ed al nostro modo di relazionarsi con loro, associandolo ad un aspetto piacevole della vita), oppure può darsi che abbia avuto un madre inesperta, poco materna o a sua volta molto timida e paurosa, che quindi non è stata capace di “insegnare” a far fronte alle esperienze del mondo, di essere per il piccolo una base sicura dove trovare accoglimento e conforto nei momenti di paura.
In ogni caso, potrebbe essere anche che il cane con fobia sociale sia timido e pauroso di natura, indipendentemente da fattori esterni: ogni cane, come noi, ha in sè dei tratti temperamentali che lo fanno essere unico rispetto agli altri; è come se dentro avesse un orma, un’impronta che lo indirizza ad agire in un modo invece che in un altro, a far fronte alla vita con determinati comportamenti invece che con altri. (PER ME, HO RISCONTRATO CHE LO stato ansioso parossistico specifico SI TRASMETTE DA MADRE A FIGLIA).
Di conseguenza il cane risulta pauroso e agisce questa paura scappando, cercando un rifugio sicuro (le gambe del padrone magari), altri cani paurosi allo stesso modo agiscono questo stato ansioso mordendo, ringhiando mettendo in pratica l’aggressività, talvolta anche nei confronti dei padroni stessi.
Se si riflette, la stessa cosa vale anche per la nostra specie: ci sono delle persone talmente timide che risultano essere sfuggenti, taciturne, spesso poco comunicative, altre invece bilanciano la propria timidezza con una innaturale esuberanza, fin anche diventando arroganti, superficiali, o aggressivi verbalmente.
Cosa fare quindi?
Potremmo cominciare dando un aiutino al nostro paziente a quattro zampe, come ad esempio i fiori di Bach ( A MIO AVVISO INUTILI ) che, come per gli essere umani, non su tutti funzionano ma vista la totale assenza di controindicazioni vale sempre la pena di provare! Agendo sulla causa più che sul sintomo, il fiore di Bach può aiutare a ristabilire degli equilibri interni che sono stati alterati o che si sono trasformati in comportamenti non adattivi, sfruttando le forze interne presenti in tutti gli organismi viventi.
E’ importante anche continuare a portare fuori il cane, magari per tempi più brevi.
L’esposizione a ciò che fa paura deve essere graduale: si può cominciare con il fare delle brevi passeggiate non dove c’è folla, ma magari in strade più tranquille dove si possono incontrare poche persone.
Al momento che il cane sembra essere preso dal panico, è importante che il padrone non faccia lo stesso (i cani sentono il nostro disagio e ciò confermerebbe che c’è davvero qualcosa di cui aver paura), può invece assecondarlo (cambiare marciapiede può essere giusto per contenere la sua ansia) e distrarlo in qualche modo (ad esempio dandogli un comando e premiarla con un biscottino).
Allo stesso modo vanno sfruttati degli elementi di forza che il cane mette in pratica spontaneamente, ad es. se il cane sembra essere più attaccato ad un membro della famiglia, sarebbe bene che fosse questo a portarlo fuori qualche volta, mettendo in pratica gli stratagemmi che le ho accennavo.
Altra cosa che si potrebbe fare è invitare a casa delle persone.
Se si hanno degli amici consenzienti si può provare a farli venire a casa (mai più di due per volta, meglio se uno solo all’inizio), magari all’inizio il cane scapperà, ma poi può darsi che si faccia coraggio. Il cane va incuriosito, facendo dare agli invitati qualche bocconcino, oppure quel giochino che tanto gli piace. Non forzare comunque mai la mano.
Anche quando si esce per i bisogni consueti, è meglio non evitare gli altri, visto che tanto il cane in questione non ha paura dei cospecifici; può essere importante però che veda, anche da lontano, i padroni senza però che questi lo chiamino o tentino di toccarlo; se poi è possibile lasciarlo sciolto (sempre che non esistano pericoli quali macchine vicine ecc….e l’area sia ben recintata) è bene farlo, pregando sempre gli altri umani presenti di lasciarlo fare e non avvicinarsi.
E’ importante anche che il proprietario non abbia aspettative troppo alte riguardo ad un possibile cambiamento caratteriale del proprio cane, non perché questo potrebbe non avvenire ma perché, la ristrutturazione di schemi mentali e di coping richiede ovviamente tempi molto lunghi.
Nella prossima puntata “le mie considerazioni punto per punto”